mercoledì 17 ottobre 2018

Oltre Hunger Games: la caccia all'uomo in 8 pellicole


Hunger Games: il canto della rivolta – Parte II ha concluso la popolare tetralogia cinematografica ispirata alla trilogia di best sellers scritta da Suzanne Collins. La serie di film che racconta le vicende di Panem e di Katniss Everdeen (interpretata da Jennifer Lawrence) ha saputo conquistare gli spettatori e ritagliarsi un posto nel loro cuore fin dal 2012, quando il primo capitolo, intitolato semplicemente Hunger Games, è stato trasposto sul grande schermo. Nel tempo la storia si è evoluta ma, nel primo film, a fare presa sugli spettatori ha contribuito sicuramente l’idea di partenza, che vede i protagonisti sfidarsi in un sanguinoso reality show nel quale, per vincere, è necessario sopravvivere ed eliminare tutti gli altri contendenti. Un gioco cruento che si rivela un tema abbastanza caro al cinema distopico di fantascienza, tanto che è apparso, nel corso del tempo, anche in altre pellicole. Il successo di Hunger Games mi ha fornito l’occasione per suggerirvi una selezione di film che hanno portato sullo schermo lo stesso concetto di caccia dell’uomo sull’uomo per divertimento.

Ecco una lista di 8 film che hanno sviluppato ed elaborato il concetto di caccia all’uomo che troviamo anche  in Hunger Games.


Battle Royale (2000)
Spesso paragonato ad Hunger Games, il nipponico Battle Royale, diretto da Kinji Fukasaku, non poteva che aprire questa classifica. Nonostante fosse rimasto sconosciuto ai più per diversi anni, il film è effettivamente tornato alla ribalta proprio in concomitanza con l’uscita del primo Hunger Games, quando i fan della pellicola giapponese hanno accusato in più di un’occasione Suzanne Collins di plagio. L’autrice ha più volte smentito, sostenendo di essere venuta a conoscenza dell’opera solo dopo aver terminato il suo libro. In ogni caso, le somiglianze, per quanto casuali, sono innegabili. Anche Battle Royale si basa su un romanzo, scritto nel 1999 da Koushun Takami, e anche in questo caso la storia si ambienta in un imprecisato futuro. Nella società che si è venuta a creare l’autorità della popolazione adulta è seriamente compromessa e, per evitare la supremazia dei più giovani, il governo ha stabilito una crudele norma: ogni anno una classe delle superiori viene estratta a sorte per prendere parte alla Battle Royale. I prescelti vengono trasportati su un’isola e vengono loro concessi tre giorni per uccidersi a vicenda: solo l’ultimo sopravvissuto potrà fregiarsi del titolo di vincitore e potrà tornare a casa.
The Contenders – serie 7 (2001)
Grandi somiglianze con l’idea di partenza di Hunger Games anche per The Contenders – serie 7, diretto nel 2001 da Daniel Minahan. La pellicola è ambientata ai giorni nostri, mentre negli Stati Uniti il più grande successo televisivo è il reality show The Contenders, giunto ormai alla settima edizione. La particolarità dello spettacolo, che tiene di anno anno incollati allo schermo tutti gli Americani, è che i concorrenti, estratti casualmente tra tutti gli abitanti del paese, dovranno uccidersi a vicenda per vincere. Nessuno può sottrarsi e, dal momento dell’estrazione, i sei partecipanti saranno seguiti costantemente dalla telecamera e mostrati in diretta televisiva. Chi vince, avrà salva la vita ma sarà costretto a prendere parte all’edizione successiva: solo tre vittorie consecutive, infatti, permettono al soggetto di abbandonare lo show. Tra i partecipanti all’edizione numero 7, c’è anche Dawn, campionessa in carica, decisa a restare in vita ed agguantare la terza vittoria consecutiva.
Il film è girato come se si trattasse di un vero reality, aumentando così l’effetto straniante e disturbante ricercato dalla pellicola.
La Decima Vittima (1965)
Forse non sono in molti a ricordarlo, ma anche in Italia l’argomento della caccia all’uomo è stato affrontato, per di più da un nome illustre come Elio Petri. Nel 1965, infatti, il cineasta diresse l’inedita coppia Marcello Mastroianni-Ursula Andress nel fantascientifico La Decima Vittima, tratto dal racconto La settima vittima scritto da Robert SheckleyAnche qui siamo in un imprecisato futuro (dall’aria vagamente anni ’60) in cui la popolazione mondiale ha escogitato un singolare sistema che permetta di sfogare gli istinti aggressivi e limitare, di conseguenza, la criminalità: la Grande Caccia. La competizione si svolge tra due individui, che rivestono rispettivamente il ruolo di cacciatore e di preda. Tutti possono iscriversi, ma la creazione degli accoppiamenti viene realizzata casualmente da un computer. La Grande Caccia è diventata, negli anni, uno spettacolo seguitissimo e i suoi protagonisti sono dei veri e propri idoli.
La statunitense Caroline (Ursula Andress) è riuscita a concludere vittoriosa ben nove cacce e, per aggiudicarsi il titolo di Campione Decathlon, si appresta alla decima: la sua vittima è l’indolente italiano Marcello Poletti (Marcello Mastroianni), sopravvissuto a sei cacce pur senza mostrare particolari abilità.
Pericolosa partita (1932)

Facciamo un deciso salto indietro nel tempo con Pericolosa partita, co-diretto nel 1932 da Irving Pichel Ernest B. Schoedsack e tratto dal racconto breve La preda più pericolosa, scritto nel 1924 da Richard Connell.
In seguito al naufragio di uno yacht, l’unico sopravvissuto, il famoso cacciatore Robert Rainsford (Joel McCrea), approda su un’isola abitata da un bizzarro  aristocratico russo riuscito a sfuggire alla rivoluzione del 1917, il Conte Zaroff. Assieme a lui vivono Eva Trowbridge e suo fratello Martin, anch’essi scampati ad un naufragio. 
Il Conte, nel corso della cena, racconta di essere un grande appassionato di caccia. Nonostante l’incidente con un bufalo lo avesse inizialmente allontanato da questo hobby, spiega ai suoi ospiti di aver trovato un rinnovato interesse nel cacciare quella che definisce “la preda più pericolosa”. Come i protagonisti avranno modo di scoprire a loro spese, il Conte si riferisce a prede umane.
Il film presenta nuovamente il tema della caccia all’uomo ed ha avuto particolare fortuna a livello cinematografico, tanto da essersi guadagnato, negli anni, ben quattro rifacimenti.
Rollerball (1975)
Non si tratta propriamente di caccia dell’uomo sull’uomo in Rollerball, film diretto nel 1975 da Norman Jewison, ma lo abbiamo incluso in questa lista perché presenta ugualmente tratti in comune con Hunger Games e la tematica proposta.
Ancora una volta, infatti, ci troviamo davanti ad uno show estremamente cruento e sanguinoso, messo in scena per il divertimento del pubblico, e ancora una volta l’escamotage, viene utilizzato per placare gli istinti violenti della popolazione ed evitare così la guerra. 
Siamo nel 2018 e il crimine è stato definitivamente debellato grazie all’istituzione delle Corporazioni, che controllano il pianeta. Il principale sfogo dei cittadini è il popolarissimo sport del Rollerball, seguitissimo in tutto il mondo, i cui campioni sono delle vere e proprie star.
Il gioco consiste nello sfidarsi in una pista circolare a bordo di pattini o motociclette, per inserire una sfera circolare in una buca magnetica. Si tratta, tuttavia, di uno sport senza esclusione di colpi, nel quale la prospettiva di carriera è ridotta a due o tre anni.
Johnatan E. (interpretato da James Caan), capitano della squadra di Houston, campione in carica da ben dieci anni, si ritroverà però coinvolto in un intrigo ben più grande di lui.
Il film ebbe un remake omonimo nel 2002, diretto da John McTiernan e vanta un importante primato: fu la prima pellicola, infatti, a citare nei titoli di coda gli stuntman, il cui lavoro era stato notevole.

La notte del giudizio (2013)

Torniamo più propriamente agli uomini che si danno reciprocamente la caccia con La notte del giudizio, diretto da James DeMonaco.
Ci troviamo anche questa volta in un futuro distopico, nel quale guerre e criminalità sono state debellate. Anche in questa occasione, però, il prezzo della pace è piuttosto sanguinoso: è stato infatti istituito il periodo dello Sfogo, una notte nella quale tutti possono sfogare i propri istinti violenti gli uni contro gli altri. 
Inevitabilmente, lo Sfogo si trasforma in un’occasione di persecuzione dei più deboli, tollerata però dalle autorità in nome di un bene più grande. James Sandin (Ethan Hawke) e la sua famiglia, borghesi perfettamente integrati nella società, si troveranno loro malgrado protagonisti della nottata.

Ti ho cercata in tutti i necrologi (2013)
Interessante anche il punto di vista di Giancarlo Giannini che, nel 2013 dirige e interpreta la coproduzione italo-canadese Ti ho cercata in tutti i necrologi.
Per una volta non siamo in un futuro distopico ma nel presente: Nikita è un italiano che vive in Canada ed è appassionato di poker. Proprio questa sua passione lo porterà a trovarsi in una singolare situazione: per saldare un debito di gioco, gli viene offerta la possibilità di fare da preda in una caccia all’uomo, se sopravviverà il debito sarà estinto. Nikita accetta e riesce a sopravvivere così bene da prenderci gusto e accettare di fare da preda anche in altre cacce. 
Per l’idea del film Giannini si è ispirato ad un fatto vero avvenuto a Cairoli nel 1988, una caccia all’uomo tra bianchi e chicanos.
L’implacabile (1987)
Per concludere, ricordiamo L’implacabile, diretto da Paul Micheal Glaser ed interpretato da Arnold Schwarzenegger.
Nel 2017 l’economia globale è ormai collassata su se stessa e, per pacificare la popolazione, il Governo ha creato un cruento show televisivo di stampo gladiatorio, Running Man. I protagonisti sono dei carcerati posti in un’arena assieme a dei serial killer. Se i carcerati riescono a sopravvivere alle 400 aree del gioco entro tre ore, vengono premiati con la libertà.

lunedì 5 marzo 2018

Oscar 2018 sul red carpet: chi vince e chi perde

Oscar 2018

La notte delle stelle è finalmente arrivata e ha portato tanti premi al cinema internazionale.
La 90° edizione dei premi Oscar si è svolta infatti nella notte, in diretta dal Dolby Theatre di Los Angeles e condotta da Jimmy Kimmel per il secondo anno consecutivo.

Per scoprire tutti i vincitori vi rimando all'articolo che ho scritto per Nerdando.com, qui invece voglio parlare di un altro tipo di sfida che, da sempre, contraddistingue i premi Oscar: quella dell'eleganza.
Il tappeto rosso, infatti, è diventato negli anni uno dei momenti più attesi della cerimonia: in tantissimi si piazzano davanti alla TV (me compresa) in attesa di scoprire i look delle grandi star, per poter sognare ad occhi aperti o criticarli selveggiamente.

Chi vince e chi perde la sfida dell'eleganza in questa occasione? Scopriamolo subito!

I look promossi

La mia top tre, come ogni anno, l'ho svelata su Facebook, quindi qui parlerò degli altri look che mi hanno conquistato.
A cominciare da quello di di Jennifer Garner, che non è finita tra i top solo perché mi sono imposta di sceglierne solamente tre.
L'abito scelto è un Versace che la valorizza sia nel colore, un blu acceso, che nel taglio e le ha permesso di spiccare come non mai sul red carpet.

In Versace anche Lupita Nyong'o, che sceglie un abito audace in grado di valorizzarla fisicamente e di sposarsi alla perfezione con il suo stile anticonformista ed eccentrico, senza eccedere. Complimenti!


Approvato anche il look di Allison Williams, protagonista femminile di Scappa - Get Out, che sceglie un Armani Privé sobrio e principesco allo stesso tempo, leggero ed impalpabile come una nuvola.

Tra le promosse anche la vincitrice come attrice non protagonista Allison Janney, che si è presentata in rosso fuoco in un abito firmato Reem Acra dal taglio semplice ma estremamente d'effetto.

Rimandate a settembre

Prima di passare ai grandi scivoloni della serata, voglio soffermarmi un momento su tutti quei look che non possono certo essere definiti brutti ma ai quali, per riuscire pienamente, è sicuramente mancato qualcosa.
Cominciamo da lei: Helen Mirren, l'eleganza fatta persona. Per questi Oscar sceglie un Reem Acra adatto alla sua età, sobrio e sicuramente elegante. Non sta male, certo ma per l'occasione doveva e poteva osare di più. 

In questa categoria inserisco anche Emma Stone, trionfatrice lo scorso anno per la sua interpretazione in La La Land.
Ottima l'idea di puntare su un completo anziché sul classico vestito, eppure c'è qualcosa che non torna: sarà il fiocco, saranno le scarpe ma il look, firmato Louis Vuitton, non risalta quanto avrebbe potuto.

Decisamente importante l'abito scelto da Mira Sorvino e, bisogno ammetterlo, le sta davvero bene. Nell'insieme, però, il look fa un po' troppo sposa e non mi ha convinta fino in fondo.
Semplicemente anonima, invece, Elisabeth Moss in un Dior elegante ma che non la valorizza particolarmente.


Decisamente bocciate

Concludiamo con i look che non mi hanno affatto convinta, a cominciare da Nicole Kidman. L'attrice ha scelto un Armani Privé blu acceso che la fa assomigliare più a un pacco regalo che a una diva da red carpet. Peccato, perché lei starebbe bene davvero con qualsiasi cosa!

Un deciso "non ci siamo" anche per Salma Hayek, che osa un color glicine decisamente originale ma sbaglia tutto il resto. "Troppo" è infatti l'aggettivo più indicato per descrivere il suo abito Gucci tempestato di paillettes.

Era stata nella mia top tre ai Golden Globe ma stavolta ha decisamente sbagliato il tiro: Saoirse Ronan si è presentata con un Calvin Klein rosa chiaro che sembra non avere né capo né coda.
Infine, ha vinto l'Oscar come miglior attrice protagonista ma non ha decisamente azzeccato il suo look l'attrice Frances McDormand, in un Valentino nel quale, purtroppo, non riesco a salvare davvero nulla.
E voi? Quali sono stati i vostri look preferiti in questi Oscar 2018? Fatemelo sapere nei commenti!

sabato 3 marzo 2018

10 celebri non vincitori all'Oscar


Marca ormai pochissimo all’inizio della tanto attesa notte degli Oscar! La celebre statuetta dorata, rilasciata annualmente dall’Academy, è ben noto che sia un riconoscimento ambitissimo nel panorama cinematografico.
Negli anni, sono stati tantissimi i volti che si sono susseguiti sul palco per ritirare l’Academy Award, ma altrettanti sono gli “illustri perdenti“: attori di conclamata bravura che, nonostante candidature e performance da brividi, ancora non hanno portato a casa nessun premio. Ricordiamo insieme alcuni dei più celebri non-vincitori di premio Oscar.

Leonardo di Caprio

LA nostra classifica non poteva che aprirsi con lui: Leonardo Di Caprio.
Difficile non far caso al fatto che, sui social, il conflittuale rapporto tra il talentuoso attore ed il premio Oscar  sia ormai diventato proverbiale, tanto da dare origine a miriadi di meme umoristici. Di Caprio non è comunque l'attore che ha collezionato più nomination senza mai vincere. Il nostro Leo, infatti, è stato nominato per il premio solo quattro volte prima di quest'anno, per le sue  interpretazioni in Buon Compleanno Mr. Grape, The Aviator, Blood Diamond - diamanti di sangue e The Wolf of Wall Street. Con The  Revenant - Redivivo arriva alla sua quinta candidatura: che sia la volta buona? (edit. lo è stata: per quel film, infatti, Leonardo Di Caprio ha vinto il suo primo premio Oscar).

Peter O'Toole

L'attore che, invece, ha collezionato il maggior numero di candidature senza tuttavia mai vincere il premio Oscar è Peter O'Toole. Con le sue otto nomination raddoppia, di fatto, la delusione di Leonardo Di Carpio. O'Toole è stato candidato per Lawrence D'Arabia, Becket e il suo re, Il leone d'inverno, Goodbye Mr. Chips, La classe dirigente, Professione pericolo e L'ospite d'onore, senza mai vincere. Nel 2003, comunque, ha ricevuto l'oscar alla carriera e poi, nel 2007, una nuova candidatura senza vittoria per Venus.


Richard Burton

In quanto a numero di candidature prive di effettiva statuetta, anche Richard Burton si difende più che bene: sette, infatti, sono le nomination che ha ricevuto durante la sua carriera, nessuna delle quali si è poi tramutata nell'ambito premio. Burton è stato nominato per i suoi ruoli in Mia cugina Rachele, La tunica, Becket e il suo re, La spia che venne dal freddo, chi ha paura di Virginia Woolf?, Anna dei mille giorni ed Equus.

Glenn Colse

Anche in campo femminile non mancano le eterne deluse: Glenn Close, per esempio, nonostate il suo indiscutibile talento, è finita ben sei volte tra le candidate al premio Oscar, senza mai portare a casa la statuetta. L'attrice si è giocata la statuetta per le sue prove di recitazione in Il mondo secondo Garp, Il grande freddo, il migliore, Attrazione Fatale, le relazioni pericolose, Albert Nobbs.

Johnny Depp

Altro talentuoso, camaleontico e spesso sottovalutato attore che sembra avviarsi sulla strada già tracciata da Leonardo Di Caprio è Johnny Depp. L'interprete, apprezzatissimo dal pubblico, sembra proprio non piacere all'Academy, che lo ha nominato solo tre volte nella sua carriera, senza mai permettergli di portare a casa la statuetta. Le tre nomination gli sono state date per La maledizione della prima luna, Neverland - Un sogno per la vita e Sweeney Todd - Il diabolico barbiere di Fleet Street.

Tom Cruise

Restando nell'ambito degli attori popolari e particolarmente amati dal pubblico che sono rimasti a bocca asciutta per quanto riguarda i premi Oscar, non possiamo che menzionare Tom Cruise. Il controverso interprete è stato nominato per bene tre volte, ma non ha mai portata a casa la tanto ambita statuetta dorata. Le sue interpretazioni degne della nomination, secondo l'Acandey, sono state quelle in Nato il quattro luglio, Jerry Maguire e Magnolia.

Samuel L. Jackson

Un altro eterno deluso è Samuel L. Jackson: l'attore afroamericano ha interpretato praticamente qualunque ruolo iconico dell'ultimo ventennio, eppure raramente l'Academy lo ha tenuto in considerazione e non ha mai vinto un premio Oscar. La lista delle sue nomination si ferma a una, come attore non protagonista per Pulp Ficiotn.

Bill Murray

Una sola nomination in tutta la carriera anche per Bill Murray. Nonostante sia riconosciuto come uno dei più talentuosi interpreti del nostro secolo, l'attore non è stato quasi mai preso in considerazione dall'Academy, anche probabilmente a causa del suo carattere scontroso e del suo stile caustico. Murray è stato nominato per la sua prova in Lost in traslation - l'amore tradotto.

Sigourney Weaver

E le attrici? Purtroppo non possiamo non citare anche celebri nomi femminili. Sigourney  Weaver, per esempio, popolarissima icona degli anni '80 e attrice di straordinario talento, non ha mai vinto una statuetta. Nonostante questo, comunque, ha collezionato tre candidature rispettivamente per Aliens- scontro finale, Gorilla nella nebbia e Una donna in carriera.

Michlle Pfeiffer

Ultima grande non vincitrice di premio Oscar della nostra lista è Michelle Pfeiffer. L'attrice, appezzatissima da pubblico e critica, è stata nominata per ben tre volte senza mai risucire, tuttavia, a portare a casa il premio. I ruoli candidati sono stati quelli in Le relazione perlcolose, I favolosi Baker e Due sconosciuti un destino.

domenica 11 febbraio 2018

Carnevale: le maschere della tradizione




Carnevale

Il Carnevale è una festività tipicamente italiana e, per quanto mi riguarda, una di quelle a cui sono più affezionata.
Ho sempre amato la connotazione estremamente colorata e scherzosa della festa, il mascherarsi, i coriandoli, la musica.
Purtroppo, negli ultimi anni, i festeggiamenti del Carnevale si stanno un po' perdendo, sostituiti da quelli di Halloween: anche se però potrebbero sembrare simili, in realtà, le due feste sono profondamente diverse. Halloween ha una connotazione cupa e tenebrosa che è completamente assente nel Carnevale, festività gioiosa, colorata, caciarona per eccellenza.
Pur trattandosi di una festività cattolica (il Martedì Grasso, tradizionalmente riservato ai festeggiamenti, segna l'inizio della Quaresima), l'aspetto caricaturale, grottesco e pienamente festoso gli deriva dai precedenti antichi: le dionisiache greche e i saturnali latini.
Nel tempo, il Carnevale è diventato una festività particolarmente sentita in Europa e soprattutto in Italia, dando vita ad una serie di maschere tipiche regionali, alcune delle quali sono entrate a far parte anche del teatro di tradizione.
Per cercare di tenere viva questa secolare e particolarissima consuetudine, quindi, ho pensato di passare in rassegna con voi alcune delle maschere tipiche più famose, nella speranza che a qualcuno venga voglia di sceglierle per il proprio costume!

Arlecchino


La maschera forse più famosa in assoluto è senz'altro quella di Arlecchino, servo pigro, spesso stupido ma allo stesso tempo scaltro proveniente dal bergamasco. Il personaggio di Arlecchino trae origine dalla fusione del personaggio del Zanni della Commedia dell'Arte e dei personaggi diabolici farseschi francesi. La connotazione specifica della maschera viene portata al successo, nel 1500, dall'attore mantovano Tristano Martinelli. Il personaggio, nel tempo, sarà poi protagonista di moltissime opere teatrali, in particolare di Carlo Goldoni.
La maschera di Arlecchino è caratterizzata dal colore, elemento di spicco del suo abbigliamento, e da una gestualità accentuata.

Brighella


Di origine bergamasca e servile è anche Brighella, che si caratterizza però come il servo furbo, bugiardo e senza scrupoli. Proveniente anch'esso dalla Commedia dell'Arte, il personaggio deriva dal Secondo Zanni e, oltre a perseguire il proprio tornaconto e ingannare gli altri per il semplice gusto di farlo, Brighella è spesso accompagnato da strumenti musicali, dimostrandosi particolarmente versato nella musica.

Balanzone


Balanzone, spesso dottore in medicina o in giurisprudenza, è una maschera bolognese e si caratterizza come un personaggio superbo, che ama atteggiarsi a grande letterato e studioso senza realmente esserlo. L'effetto comico è dato proprio dal contrasto tra il suo atteggiamento pomposo e la sua ignoranza. I suoi discorsi sono un concentrato di pedanteria e prolissità.

Capitan Spaventa


 Capitan Spaventa, anche conosciuto come Capitan Fracassa, è una maschera di origine ligure, caratterizzata da vanagloria e sbruffoneria. Deriva dal personaggio del Soldato Vanaglorioso delle commedie latine di Plauto.

Colombina


Colombina, maschera veneziana, incarna il personaggio della servetta furba e adulatrice, orditrice di sotterfugi. Il suo personaggio trae origine dalle commedie plautine ed è uno dei fondamentali della Commedia dell'Arte, spesso associata ad Arlecchino e Pantalone.

Gianduja


Maschera torinese, Gianduja incarna il personaggio bonario, amante del cibo e del vino e sempre allegro ma altrettanto sulle nuvole. 

Meneghino


Maschera tipicamente milanese, Meneghino ha una connotazione variabile tra il servo e il padrone, l'astuto e lo sciocco. Caratteristica costante è il burlarsi di nobili e aristocratici e sua particolarità è quella, anche nella Commedia dell'Arte, di non indossare maschera.

Meo Patacca


Maschera romana, Meo Patacca, è il classico bullo attaccabrighe, sempre pronto alla rissa e armato di fionda. Nonostante il carattere così scontroso, riesce a riscuotere sempre simpatia. Si esprime in dialetto romano.

Pantalone


Maschera arcinota è quella del veneziano Pantalone, protagonista della Commedia dell'Arte insieme ad Arlecchino e Colombina. Si tratta di un personaggio estremamente ricco ma altrettanto avaro, particolarmente interessato alle giovani fanciulle nonostante l'età decisamente avanzata. Spesso è vittima di raggiri da parte degli altri personaggi. Si può notare una derivazione dal personaggio del vecchio delle commedie plautine.

Pulcinella


La maschera però più conosciuta proviene da Napoli: si tratta di Pulcinella. Servo astuto per eccellenza, Pulcinella riveste anche moltissimi altri ruoli. La sua caratteristica principale è quella dell'essere un credulone e del cercare di tirare avanti tramite espedienti, anche ingannando il prossimo se necessario. 

Stenterello


Maschera tradizionale fiorentina, Stenterello è chiacchierone, pauroso ed impulsivo. Allo stesso tempo, però, è capace di ingegno e di buone intenzioni. Il contrasto tra i suoi intenti e la paura che lo paralizza è all'origine della sua comicità. Rappresenta un'incarnazione del popolano fiorentino, in cui il pubblico potesse identificarsi. 

Altri

Altre maschere tipiche sono il siciliano Beppe Nappa, il viareggino Burlamacco, la pugliese Farinella, la veneta Mezzettino, la francese Pierrot, la veneziana Rosaura, il romano Rugantino, il napoletano Scaramuccia, la veronese Tartaglia e il sardo Mamuthone.

venerdì 29 dicembre 2017

Capodanno: 5 idee direttamente da cinema e tv



Pronti per Capodanno? Si avvicina sempre di più il momento di salutare definitivamente l'anno agli sgoccioli ed accogliere il nuovo in arrivo. Se non avete idee sulla festa da organizzare e cercate ispirazione, non temete: ci pensa il mondo del cinema a venirvi in aiuto. Cosa c’è di meglio, infatti, per un appassionato cinefilo, se non organizzare l’ultima serata dell’anno prendendo spunto da film e serie tv? La scelta è più che mai ampia e quindi ho selezionato per voi 5 idee prese direttamente dal piccolo e dal grande schermo, cercando di scegliere le più diverse fra loro.

Per un Capodanno romantico
Non c’è niente di meglio che salutare l’anno che se ne va ed accogliere il nuovo con una serata all’insegna del sentimento.
Che si tratti di un party enorme o di un rendez-vous a due, l’importante è avere accanto chi si ama.
Il mondo del cinema ha da sempre apprezzato il connubio Capodanno-amore, regalandoci alcuni film entrati di diritto nella Storia. Come non citare, ad esempio, Harry ti presento Sally, diretto da Rob Reiner nel 1989? I due protagonisti, Billy Crystal Meg Ryan continuano ad inseguirsi per tutta la pellicola: dapprima amici, scopriranno che in realtà provano qualcosa di più della semplice amicizia l’uno per l’altra. Non potrà mancare il lieto fine, durante la festa di Capodanno cui lei sta partecipando. Tra i lustrini e le paillettes di un party estremamente glamour in cima a un grattacielo di New York, il film ci regala una delle dichiarazioni d’amore più emozionanti del cinema. Preferite qualcosa di più intimo rispetto ad una grande festa scintillante? Allora tutto quello che vi serve è…un appartamento! Come nel celebre film di Billy WilderL’Appartamento, girato nel 1960, l’amore può sbocciare, il 31 dicembre, anche tra le mura domestiche.Vincitrice di 5 premi Oscar, la pellicola ci mostra le vicende del contabile Baxter (Jack Lemmon) che, per ingraziarsi i propri capi, concede loro il proprio appartamento per le scapatelle con le amanti. Tra queste, anche l’affascinante Fran Kubelik (Shirley MacLaine), amante del capo del personale di cui Baxter si innamora immediatamente. Non mancheranno bugie e fraintendimenti, ma alla fine l’amore trionferà, proprio durante la notte di Capodanno.

Per un Capodanno in montagna
Amate la montagna e per voi non può esistere Capodanno senza la neve?
Allora vi sarà impossibile non prendere ispirazione dal classico comico degli anni Ottanta Vacanze di Natale, diretto nel 1983 da Carlo Vanzina.
Capostipite del genere del Cinepanettone, il film si ambienta a Cortina d’Ampezzo, dove alcune tra le famiglie più altolocate d’Italia si ritrovano per trascorrere le vacanze natalizie e il veglione di Capodanno. Tra situazione paradossali, equivoci e tradimenti, il nuovo anno si aprirà all’insegna delle risate.

Per un capodanno in hotel
Amate viaggiare e per voi Capodanno significa l’atmosfera magica delle capitali europee e mondiali?
Allora la vostra serata ideale non può che essere in un prestigioso hotel.
Attenti a non capitare, però, in una struttura come il Mon Signor, albergo protagonista del film del 1995 Four Rooms. Progetto fortemente voluto da Quentin Tarantino e da lui diretto insieme ad altri tre registi, il film presenta quattro episodi differenti, tenuti insieme dal filo conduttore della notte di Capodanno e dalle (dis)avventure del fattorino Ted (Tim Roth). Per Ted, al suo primo giorno di lavoro, la notte del 31 dicembre si rivelerà particolarmente movimentata.
Volete passare un Capodanno in hotel ed amate le feste a tema?
Niente di meglio per voi, allora, di un grande party a tema Anni Venti.
Non potranno mancare champagne, musica e addobbi e abbigliamento luccicanti. Occhio, però, a non farvi prendere troppo dalla festa, ritrovandovi per sempre bloccati in quell’istante come accade a Jack Torrence (Jack Nicholson) protagonista del cult Shining, diretto da Stanley Kubrick nel 1980.


Per un Capodanno radiofonico
Siete radioamatori convinti e non potete fare a meno di sintonizzarvi sulla vostra stazione preferita nemmeno per Capodanno?
Allora, non vi resta che trascorrere l’ultimo dell’anno in compagnia della radio, come fanno molte persone nel film del 2009 I love Radio Rock, diretto da Richard Curtis. 
Nell’Inghilterra del 1966 la programmazione radiofonica ufficiale della BBC Radio non si dimostra affatto al passo coi tempi, scontentando il pubblico. A supplire ci pensano le numerose radio pirata, che trasmettono illegalmente i grandi successi pop del momento da navi attrezzate. Nonostante i tentativi del governo per eliminarli, i deejay (tra cui un ispiratissimo Philip Seymour Hoffman) continuano imperterriti la propria missione, anche la notte di Capodanno.


Per un Capodanno on the road
Per voi la parola “stanziale” non esiste e il vostro Capodanno ideale è rigorosamente on the road?
Potreste prendere, allora, spunto dall’amatissima serie tv How I met your mother e trascorrere il 31 dicembre in una lussuosa limousine. 
Nell’undicesimo episodio della prima stagione, The Limo, i cinque amici si trovano indecisi su quale possa essere il party migliore di Capodanno. Non sapendo quale scegliere, ne selezionano cinque e decidono di visitarli tutti, secondo una rigorosa tabella di marcia. Su suggerimento di Ted, decidono di affittare una limousine per spostarsi da una festa all’altra. Inutile dire che, alla fine, la loro serata si svolgerà praticamente tutta nell’auto, per un Capodanno inaspettato e perfetto.

giovedì 14 dicembre 2017

Babbo Natale al cinema: le 10 interpretazioni più strane di Santa Claus


“Santa Claus is coming to town” diceva una certa canzone, ed è proprio vero: Babbo Natale sta arrivando. Se avete percepito nell’aria odore di vischio e di biscotti allo zenzero, se le strade sono piene di luci e calore, la ragione è solo una: il Natale si avvicina e, con esso, anche il celebre dispensatore di doni, amato da grandi e piccini.
Non potevamo esimerci, quindi, dal ripercorrere le sue apparizioni al cinema, passando da quelle più canoniche ad altre decisamente più inaspettate e trasgressive, per un viaggio intorno ai mille volti del Babbo Natale cinematografico.

1) Il Babbo Natale classico

Nel film del 1994 Miracolo nella 34ª strada, remake del celebre pellicola del 1947, appare una delle versioni più famose di Babbo Natale, ritratto esattamente come lo immaginiamo nella nostra mente fin da bambini.
A prestare il volto a Santa Claus nel film, un perfetto Richard Attenborough che incarna, nell’aspetto e nei modi, il Babbo Natale ideale.
Attenborough interpreta l’anziano Kris Kringle che, ingaggiato da una catena di grandi magazzini per interpretare Babbo Natale nel periodo delle feste, altri non è che il vero  Santa Claus.


2) Il Babbo Natale gotico
Nel 1993 il popolare film d’animazione in stop motion Nightmare Before Christmas ci mostra una versione di Babbo Natale parecchio diversa da quella che tutti conosciamo.
Si tratta di Jack Skellington, re del Paese di Halloween che, ossessionato dal Natale, decide di trasportare la festa anche nel suo regno e, quando “Babbo Nachele” 
(come lo chiama lui) sparisce, pensa bene di sostituirlo per allietare la festa anche agli esseri umani. Peccato, però, che non riesca a comprendere a fondo il significato del Natale e dia vita ad una versione smilza e grottesca di Santa Claus che, a cavallo di una slitta trainata da renne scheletriche, distribuisce doni tutt’altro che natalizi.

3) Il Babbo Natale disperato

Anche Babbo Natale ha le sue giornate no, come accade nel film  diretto nel 1983 da John LandisUna poltrona per due, divenuto ormai un classico natalizio della tv. Louis Whinthorpe III (Dan Aykroyd), agiato agente di cambio in una grossa società, vede la sua vita cambiare drasticamente quando si ritrova oggetto di una scommessa sulla natura umana da parte dei suoi capi. I due fanno sì che si crei uno scambio di ruoli tra Whinthorpe ed un mendicante, che darà vita a una serie di situazioni al limite dell’assurdo. Ritrovatosi in strada, Whinthorpe si intrufolerà, travestito da Santa Claus, alla festa di Natale aziendale nel tentativo di riprendersi la propria vita.
4) Il Babbo Natale costretto
Cosa accadrebbe se Babbo Natale improvvisamente sparisse? Si dovrebbe trovare alla svelta un sostituto.
È quello che accade nel film Santa Clause del 1994.
Tim Allen interpreta Scott Calvin, padre divorziato che, una notte, fa cadere accidentalmente dal tetto di casa sua Babbo Natale. Avendone provocato la scomparsa, Calvin è costretto a prendere il posto del defunto Santa Claus.
La nuova condizione gli creerà non pochi problemi a livello lavorativo e personale.
5) Il Babbo Natale burbero e… verde
Nel 2000 Ron Howard traspone con successo sul grande schermo il celebre personaggio anti-Natale creato dal Dr. Seuss con il lungometraggio Il Grinch.
A prestare volto e movenze al verde e scorbutico personaggio è un perfetto Jim Carrey
Il Grinch vive a Chinonsò, un paese in cui il Natale è la festa più sentita, tanto da essere preparato e atteso durante tutto l’anno. Il Grinch, invece, detesta il Natale e vive isolato, allontanato dagli abitanti della città. Una bambina, però, è convinta che anche il Grinch meriti affetto e convince i concittadini a invitarlo per le festività. L’occasione, però, si tramuta nell’ennesima umiliazione per il Grinch, che decide di vendicarsi travestendosi da Babbo Natale e rubando i doni in tutte le case. Alla fine, però, anche lui dimostrerà di avere un cuore.

6) Il Babbo Natale familiare

Il personaggio di Babbo Natale lo conosciamo tutti, ma come sarà la sua famiglia? Il film del 2007 Fred Claus cerca di darcene un assaggio.
Paul Giamatti, con tanto di barba bianca e pancia tonda, interpreta Santa Claus alle prese con i guai del fratello fannullone Fred (Vince Vaughn).Per cercare di coinvolgere lo sciagurato fratello, Babbo Natale gli promette dei soldi se questi lo aiuterà con i regali di Natale. Il carattere di Fred e i dissapori familiari tra i due, però, renderanno l’impresa tutt’altro che facile.

7) Il Babbo Natale criminale

Una versione decisamente inaspettata di Babbo Natale ci viene data dal film del 2000 Trappola criminale con Ben Affleck. Una banda di malviventi organizza una rapina in un casinò e decide di metterla in atto travestendo i componenti da Babbo Natale, in maniera da mescolarsi al personale dell’attività.
Ben Affleck interpreta Rudy, che si ritrova invischiato con la banda per una serie di equivoci e scambi di persona dettati dal suo amore per la bella Ashley.
8) Il Babbo Natale politicamente scorretto
La versione meno classica di Babbo Natale ce la dà la commedia del 2003 Babbo Bastardo, con un perfetto Billy Bob Thornton.
Willie è un ladro specializzato nel derubare centri commerciali nel periodo natalizio.
La sua tecnica è quella di farsi assumere come Babbo Natale per i bambini, per poter studiare l’edificio dall’interno prima di mettere in atto le rapine. Willie, però, è un alcolizzato, dipendente dal fumo e dal sesso e queste sue caratteristiche daranno vita a situazioni a dir poco grottesche.
9) Il Babbo Natale armiere
Nel 2005 il film fantasy Le cronache di Narnia – il leone, la strega e l’armadio ci mostra una versione del tutto anticonvenzionale di Babbo Natale.
Magro, senza il tipico cappellino rosso e vestito con abiti medievali, il Santa Claus della pellicola dispensa anche regali decisamente fuori dal comune. I quattro fratelli protagonisti, infatti, ricevono da lui un arsenale di armi che gli permetterà di sconfiggere la perfida strega.
10) Il Babbo Natale psicopatico
Concludiamo con un Babbo Natale piuttosto inquietante, ritratto nel film francese del 1989 Un minuto a mezzanotte.
Il piccolo Thomas vive in un castello vicino Parigi e sua madre è la direttrice di un grande magazzino che, nel periodo delle feste, assume dei figuranti che impersonino Babbo Natale.
Quando uno di questi, che in realtà è uno psicopatico assassino, viene da lei licenziato, decide di vendicarsi recandosi al castello per uccidere Thomas.

Articolo scritto per Cinematographe.it